Jimmy lo schifoso – Racconto breve

Giorno di visite. Vado a trovare il mio vecchio amico Jimmy lo schifoso.

Lo chiamano “Jimmy lo schifoso” perché è veramente schifoso. Abita in un seminterrato tra la quinta e la sesta strada. Il suo appartamento, se così si può chiamare, dispone di una sola finestra situata in cucina, mentre la camera da letto dove trascorre la maggior parte del suo tempo, ne è completamente priva. Quando entro lo trovo steso sul letto pieno di polvere a tal punto da fare venire l’asma, sta leggendo un libro. Anzi no è un fumetto.

Noto sul comodino un bicchiere di vino rosso, ormai probabilmente diventato aceto, tanto che in superficie si è formata una patina gialla. Il posacenere trabocca di mozziconi di sigarette senza filtro e qualche canna. Accanto alcuni fazzolettini accartocciati ed appiccicati tra loro, che inspiegabilmente non ha mai cestinato.  L’aria nella stanza odora di pattumiera e lui è sporco, lercio, laido e si vanta dell’odore cadaverico che serpeggia per tutta la stanza.

Ma è pur sempre mio amico e così oggi ho deciso di andare a fargli visita.

Uno dei suoi passatempi preferiti, è quello di estrarre dalle narici varie forme gelatinose.  Ama estrarre le caccole dal proprio naso e si diverte a lavorarle facendone delle palline perfettamente sferiche e di varie e grandezze. Anche quando il suo naso non produce materiale facilmente malleabile, lui sa sempre come spuntarla. E’ questione d’esperienza.  Poi giunge allo scopo finale che consiste nel divertirsi nel tirare le palline di muco contro lo schermo televisivo, che subito le stoppa come fossero calamitate.

Sai..” mi dice “L’altro giorno alla TV stava parlando il presidente e mi è parso di notare un grosso neo sulla sua guancia sinistra..” .

Ride compiaciuto a questa sua battuta di dubbio gusto, e mentre ride il catarro gli sale in gola, emettendo un suono disgustoso.

Noto uno sciame di mosche ed altri insetti mai visti prima d’ora, che si aggirano dalle parti del lampadario.

Jimmy lo schifoso

Ehi Jimmy, perché non fai uscire quelle mosche? Non vedi quante sono?!gli chiedo. Lui con una pacatezza tipica della sua persona “Non ti preoccupare,quando si saranno stancate di gironzolare se ne andranno da sole”.

Questa stanza è davvero inquietante, stando qui dentro ho la sensazione che il tempo si sia fermato. Sento nell’aria un forte odore di vecchio e di muffa, e le pareti sono umide, con un velo acquoso che scende dai muri.

Cosa c’è che non va?” mi chiede Jimmy notando che sono un po’ nervoso.

No niente..nulla d’importante”. In realtà sono cosciente del fatto che sto per vomitare, ed altre cicche di sigarette spente dentro una bottiglia con un centimetro di birra nel fondo, non fanno altro che aiutarmi a sboccare.

Scusa Jimmy vado in bagno” gli dico “Ok” fa lui sputando per terra.

In questo preciso istante però non so cosa fare. Sono indeciso. Conoscendo lo stato della sua camera da letto, non oso immaginare come sia ridotto il cesso.

Mi fermo a metà strada mentre sento fremere il mio stomaco e sento che da un momento all’altro vomiterò. “Che c’è, non ti senti bene?” mi dice mentre lancia in aria uno sputo per poi riprenderlo in bocca.

Questo è il colpo di grazia, non posso sopportare questa ennesima schifezza ed avverto i primi conati. Il vomito uscendo dalla mia bocca finisce su un tappetino di peluche, che ricorda il manto di una mucca, imbrattandolo completamente.

Appena mi riprendo, Jimmy si complimenta con me e dice che sto imparando.

Mi dice che se seguirò i suoi consigli potrò diventare anch’io un potenziale schifoso,ma la cosa non mi interessa di certo. Io sto male. Continuo ad avere sussulti allo stomaco. Mi manca il respiro ed oramai mi esce soltanto acqua.

Quando finisco decido di andarmene a gambe levate, ma Jimmy insiste perché io rimanga, e vuole che lo rifaccia di nuovo.

Lo mando a fare in culo e me ne vado senza nemmeno salutarlo.

di Titta (2015)