Palle cinesi – la mia autobiografia 13 Capitolo

Nel 2004, ho scritto la mia auotobiografia. L’intenzione era quella di parlare delle tante esperienze sul palco, e di tutto ciò che ruota attorno al mondo della musica, ma scrivendolo mi sono accorto di avere molti argomenti della mia vita privata che avrebbero potuto interessare alle persone che mi seguono ed ho voluto condividerli con loro.

“Palle cinesi”, così si chiama il libro (Allori ed.) parla della mia vita e delle mie esperienze da quando ero bambino fino a quando ho fondato la band.

Per ragioni di privacy alcuni nomi sono stati cambiati con nomi di fantasia.

“Conosco e sono amico di Titta da tempo. Con lui e la sua musica ho passato tanti momenti piacevoli da arrivare egoisticamente a considerarlo un menestrello quasi privato,come se cantasse solo per me e si dedicasse solo al mio divertimento. Mai però avrei pensato che la sua sfrontatezza e la voglia di mettersi a nudo l’avrebbe portato a regalarci la storia della sua vita. Una storia di piccole storie,di gente comune lontana dal passaggio dei grandi eventi.Una vera e propria autobiografia. Simpatica e gradevole. Densa di episodi vissuti,ricordi semplici e forse apparentemente insignificanti, ma veri,come vero e pieno è il suo bisogno di mettersi alla prova e di vivere esperienze sempre nuove. Raccontare di sè è un momento importante,una dichiarazione dei propri sentimenti e stati d’animo che serve a capire meglio se stessi e aiuta gli altri a comprenderci. Impone un lavoro di recupero e trasmissione della memoria,che significa entrare nell’intimo dei ricordi e del proprio vivere quotidiano. A costo di riportare a galla anche episodi dolorosi del proprio vissuto. E’ un segno di grande generosità e vi ritrovo appieno il Titta che conosco”.

(Enrico Laghi)

 

CAPITOLO 13

Per arrivare al mare avevo una sola possibilità: la metropolitana.

Per andare ad Ostia bisognava prendere la Linea B. Quella dove c’era il bar con i cornetti buoni. Feci colazione,e mi servì la vecchia con le mani sporche. Per un attimo mi venne voglia di rinunciarvi. Non sapevo che scusa trovare per avere il cornetto senza affrontare lo scoglio “Mani della vecchia”. Mica potevo dirle di farmi servire da un altro perché lei aveva le mani sporche! Così stetti molto attento a come prese il tovagliolino di carta e controllai bene che non toccasse la pasta nemmeno con un polpastrello. Ma non rinunciai a quella delizia. Da bere presi un Thé freddo. Poi salii sulla metro e mi diressi verso Ostia. Dovetti salire al terzo o al quarto passaggio perché i vagoni erano tutti strapieni. Anche quello che presi era strapieno, ma se non altro riuscii a salirci. All’interno c’era un caldo micidiale e cominciai a sudare immediatamente.

cornetti

Nel vagone c’era un forte odore di sudore che si mischiava e rendeva l’aria davvero vomitevole. C’erano persone di diverse razze e nazionalità e il tutto si mescolava. Insomma,c’era una vera e propria puzza interetnica. Durante il tragitto pensai di andare a vedere la zona in cui fu ammazzato Pasolini . Ma dovetti rinunciarci poiché arrivai con un ritardo pazzesco. Feci a malapena in tempo a prendere un pò di sole.

monumento_ostia

Ad ogni modo con mia grande gioia, dopo un paio di fermate, almeno la metà della gente che avevo vicino scese. Così riuscii a fare il resto del viaggio abbastanza comodamente. Una volta arrivato alla stazione di Ostia dovevo prendere l’autobus per arrivare sul litorale. E lì non mi passò più. C’era un traffico allucinante. Mi pentii di esserci andato ma ormai non potevo più tornare indietro dopo tutto quello che avevo subito durante l’andata. Decisi che se non altro avevo il dovere e l’obbligo morale di tornare a casa abbronzato.

Nella mia città di origine andavo spesso al mare, ma non mi mettevo mai a prendere il sole di proposito così, steso come una lucertola. Spesso stavo nel bar a bere birra. Al massimo giocavo a calcio in spiaggia per cui mi abbronzavo così. Ma in quel periodo ero solo. Andai tre, quattro volte al mare ed imparai a stendermi e a rilassarmi. Ascoltando la musica con il walk-man. Quel giorno ascoltai “L’Arca di Noè”, un vecchio album di Franco Battiato.

download

Da qualche mese avevo cominciato ad assumere hashish in modo abbastanza regolare. Almeno una volta al giorno inizialmente, poi anche due,tre,quattro…..Spesso accompagnavo la canna con birra o vino e l’effetto alcool-fumo mi dava strane sensazioni. Una sera mi resi conto che dovevo fare assolutamente una cosa: sesso!

Da quando ero nella capitale non ci avevo “provato” con nessuna. Solo con J. lo stavo per fare, ma dopo il concerto al centro sociale rimase sconvolta e non si fece più sentire. Comunque non toccavo una donna da almeno due anni. In quel momento non avevo bisogno d’amore. Se avessi avuto la possibilità di parlare con una ragazza ci avrei “provato” subito per andare immediatamente al sodo. Le ore in cui ero sobrio stavano man mano calando rispetto a quelle in cui ero cannato e bevuto. Stavo perdendo il gusto e il piacere di parlare con una ragazza in modo innocente. Per sapere tutto di lei.

Volevo solo sesso. E subito.

Come detto, la facoltà di psicologia, dove conoscevo gente, era semi deserta per via delle ferie, e le mie amiche erano tutte nelle loro rispettive città.

Una sera, mi sedetti sulle scalinate di una chiesa e cominciai a pensare come soddisfare i miei istinti sessuali.

La prossima settimana il capitolo 14

“Le vie della perdizione”