Palle cinesi – La mia autobiografia 14 capitolo

Nel 2004, ho scritto la mia auotobiografia. L’intenzione era quella di parlare delle tante esperienze sul palco, e di tutto ciò che ruota attorno al mondo della musica, ma scrivendolo mi sono accorto di avere molti argomenti della mia vita privata che avrebbero potuto interessare alle persone che mi seguono ed ho voluto condividerli con loro.

“Palle cinesi”, così si chiama il libro (Allori ed.) parla della mia vita e delle mie esperienze da quando ero bambino fino a quando ho fondato la band.

Per ragioni di privacy alcuni nomi sono stati cambiati con nomi di fantasia.

“Conosco e sono amico di Titta da tempo. Con lui e la sua musica ho passato tanti momenti piacevoli da arrivare egoisticamente a considerarlo un menestrello quasi privato,come se cantasse solo per me e si dedicasse solo al mio divertimento. Mai però avrei pensato che la sua sfrontatezza e la voglia di mettersi a nudo l’avrebbe portato a regalarci la storia della sua vita. Una storia di piccole storie,di gente comune lontana dal passaggio dei grandi eventi.Una vera e propria autobiografia. Simpatica e gradevole. Densa di episodi vissuti,ricordi semplici e forse apparentemente insignificanti, ma veri,come vero e pieno è il suo bisogno di mettersi alla prova e di vivere esperienze sempre nuove. Raccontare di sè è un momento importante,una dichiarazione dei propri sentimenti e stati d’animo che serve a capire meglio se stessi e aiuta gli altri a comprenderci. Impone un lavoro di recupero e trasmissione della memoria,che significa entrare nell’intimo dei ricordi e del proprio vivere quotidiano. A costo di riportare a galla anche episodi dolorosi del proprio vissuto. E’ un segno di grande generosità e vi ritrovo appieno il Titta che conosco”.

(Enrico Laghi)

CAPITOLO 14

“Le vie della perdizione”

Nella zona di Castro Pretorio lavorava una prostituta che a me piaceva molto. L’avevo notata qualche sera prima quando con Enzo mi andai al bar, dove conoscemmo Giuseppe. A dire il vero l’avevo conosciuta, poiché sempre con Enzo una sera mi fermai a chiacchierare con lei. Ci disse di chiamarsi Cabiria. Era il suo soprannome evidentemente. Ci rivelò che lo aveva preso dal film di Fellini “Le notti di Cabiria”.

Ad ogni modo mi piaceva molto. Era bionda. Aveva i capelli lisci e dritti come spaghetti ed i seni prosperosi. Prima di allora solo una volta mi era capitato di andare con una prostituta ed era successo la sera stessa che la mia ragazza,il mio primo amore, mi lasciò. I miei amici non erano mai stati con una prostituta. dicevano che il fatto di pagare una donna per fare sesso era disgustoso e umiliante. Ma a me non dava fastidio.

Decisi quindi di andare a trovare Cabiria.

Ero piuttosto emozionato anzi più che altro non sapevo in che modo e soprattutto dove l’avremmo fatto. Io non avevo l’auto e lei lavorava in strada. Facemmo due chiacchiere sul marciapiede, alla fermata dell’autobus. Le spiegai la mia situazione, e lei mi disse che pagando qualcosa in più saremmo potuti andare a casa sua, che si trovava a due passi da lì. Io accettai anche perché era meglio che farlo in macchina. Cabiria abitava nel punto dove finisce la stazione. Proprio di fronte al deposito bagagli. Abitava al quarto piano. Salimmo le scale poiché l’ascensore era fuori uso.

Per un attimo mi immedesimai nel De Niro di “Taxi Driver”, in assoluto il mio film preferito.  Lavevo già visto almeno dieci volte, la prima volta al cinema, poi in televisione e in videocassetta, e mi sentii come in un film. A dire il vero De Niro nel film non andava a puttane. Tutt’altro, cercava di redimerle, ma quel tipo di ambiente mi attirava da matti e mi ricordava le scene del film. Cavolo! Mi trovavo a Roma in una zona malfamatissima. Ravenna era troppo elegante e borghese e non c’erano delle zone degradate come quelle. Arrivati al piano dove abitava lei, entrammo in un piccolo appartamento, anzi si può dire che fosse una stanza con il bagno. Per quanto mi ricordo non mi sembra che ci fosse la cucina. Chiuse la porta alle nostre spalle e la prima cosa che avvertii fu un forte odore di profumo femminile, che avrei continuato a sentire in tutta la stanza anche se avessi smesso di respirare. Mi disse di spogliarmi e mi fece segno di stendermi sul letto. Mi chiese il denaro che avevamo pattuito e si spogliò di fronte a me. Quando si tolse il reggiseno, i suoi seni caddero in avanti come due grosse pere.

Era davvero molto bella. Aveva un bellissimo corpo nonostante l’invecchiamento precoce a causa la vita che faceva. Notai che su una coscia aveva alcune cicatrici che mi parvero segni di scottature di sigaretta. Si accasciò anch’essa sul letto . Appoggiò i seni sulla mia pancia e mi infilò il preservativo.

Poi dopo avermi fatto eccitare un pò con la mano e un pò con la bocca arrivammo al dunque. A questo punto però accadde un piccolo imprevisto. Mi accorsi che tutto quell’irrefrenabile desiderio di fare sesso che avevo fino a quel momento d’un tratto mi era calato. Mi resi conto che ardevo dalla voglia di fare l’amore , ma forse non in quel modo. E poi non sapevo assolutamente usare il preservativo. Ci avevo provato qualche anno prima con la mia ex ma era stata una tragedia. Negli anni a venire avrei imparato ad usarlo e a considerarlo come un oggetto personale qualsiasi . Come una maglietta o un calzino, e mi sarei scrollato di dosso tutti i tabù che mi erano stati trasmessi dall’ambiente cattolico dove ero cresciuto.  Ma ora ero praticamente bloccato. Ero talmente terrorizzato dalla reale possibilità di fare una figuraccia con lei ,che non riuscivo ad avere un’erezione. Ma era una prostituta. Che me ne poteva fregare di fare una figuraccia con lei? Ma non c’era niente da fare. Mi comportavo come se fosse la mia ragazza , per cui anche se riuscii ad avere l’erezione, quando feci per penetrarla, mi tornò giù. Così dopo vari tentativi cominciai ad innervosirmi. Iniziai a sudare e le dissi che non era il caso di continuare, che era meglio lasciare stare. Ma lei mi tolse il guanto e mi fece venire con la bocca.

prostitutes1

Non si può dire che fu una bella esperienza, ma almeno riuscii a calmare per qualche giorno i miei “bollori”. Roma continuava ad essere deserta, e quando uscivo la sera mi sembrava di avere tutta la città a mia disposizione. La zona dove abitavo io,vicino alla stazione era frequentata solo da barboni, drogati e prostitute.

Il famoso Ponentino, il vento tipico di Roma, non si era ancora fatto sentire, un caldo afoso e la mancanza di turisti rendevano la città affascinante. In qualche modo sembrava che la vita rallentasse. Io continuavo a bere e a farmi delle canne,spesso davanti alla TV, e a volte uscivo,quasi sempre per andare con una prostituta o in un cinema porno. Di notte, preso da una fame “chimica” improvvisa, mi alzavo e mi cucinavo un piatto di pasta. Dopo soli pochi mesi di permanenza nella capitale, ero ingrassato di quasi dieci chili.

In quel periodo imparai ad andare al cinema da solo. Nella mia città non lo avevo mai fatto, perché in una città così piccola, dove ti notano tutti, andare al cinema da soli è da sfigati. A Roma invece è un fatto normalissimo. E poi le sale erano aperte anche il pomeriggio per cui a volte andavo al cinema da solo e di pomeriggio. Il massimo!

Il primo film che vidi fu “Riff Raff” di Ken Loach. Alcuni mesi dopo tornai a vederlo con la mia amica Elena, la stessa che mi ospitò al mio arrivo a Roma. Il cinema era di seconda visione,ed era situato nel cuore del quartiere S.Lorenzo. Che io ricordi è l’unico cinema dove era consentito fumare, o perlomeno se fumavi nessuno ti diceva niente. Ad ogni modo stavo per cominciare le mie esperienze di vita e di vagabondaggio sessuale. Volevo conoscere i bassifondi, e mi attirava tutto ciò che era squallido.

Riff Raff_90

Un pomeriggio mi recai al night di fianco al bar dove conobbi Giuseppe. Entrai e stava per iniziare un film porno. Il locale non era proprio un night con le prostitute tipo discoteca come quelli che ci sono nel nord Italia. Era un teatro vero e proprio,tra l’altro neanche brutto. Mi sedetti nelle ultime file e attesi l’inizio del film. Era una pellicola con John Holmes, il famoso attore porno degli anni ’70, praticamente il Rocco Siffredi di allora. Le attrici non saprei dire chi fossero, tranne una : Tracy Lords.  Tracy Lords la conoscevo perché avevo letto la storia della sua vita su Hustler una rivista americana. Le poche persone presenti nella sala erano molto più davanti rispetto a me, pertanto in completa solitudine,mi accesi uno spinello. Dopo qualche minuto la mia serena solitudine fu disturbata da un uomo piuttosto anziano che lentamente si era avvicinato alla fila dove stavo io. Al momento non sapevo cosa fare ma immaginavo cosa volesse.

Pur schifandomi la cosa, rimasi calmo al mio posto. Lo guardai come a dire che non gradivo la sua compagnia. Ma l’uomo, preso nuovamente coraggio, si avvicinò e mi chiese se ero omosessuale e se ero disponibile ad andare a casa sua per fare sesso.  Io non risposi, rimasi muto tanto ero schifato da quella sua proposta. Mi disse inoltre che era disposto anche a pagarmi se avessi esaudito i suoi desideri. Riguardai nuovamente l’uomo quel tanto che basta per fargli capire la mia risposta e l’anziano non solo si allontanò da me ma anzi uscì dal teatro.  Prima dell’inizio del film, avevo notato alla mia sinistra , un transessuale che avevo già visto un paio di volte al bar. Era molto alto con i capelli biondi e i seni ,gonfiati dal silicone, molto grossi che quasi uscivano dal body. Aveva un bel viso, con le labbra molto femminili e colme di rossetto.  A parte il tipo di muscolatura delle braccia, sembrava davvero una donna. Ci scambiammo diverse occhiate, poi seguitai a vedere il film.Dopo circa mezz’ora ero eccitato. L’alcool e l’hashish mi avevano talmente confuso che il tipo di eccitazione che avevo mi rendeva “affamato” di chiunque. Mi serviva solo un corpo.  Non ero mai stato con un transessuale prima di allora. Ne avevo conosciuti un paio in una discoteca di Rimini qualche anno prima, ma non mi era mai venuto in mente di fare del sesso con uno di loro. Intanto l’eccitazione continuava a salire a dismisura. Pensai che potevo uscire dal night per andare a cercare una prostituta, ma alle cinque del pomeriggio sarebbe stato impossibile trovarne una. Continuai a guardare il film anche se ogni tanto guardavo il travestito.

Ero combattuto: i pregiudizi e i tabù della mia adolescenza mi frenavano.

Ad un tratto però i nostri sguardi si incrociarono nuovamente ma con maggiore intensità. Mi fece cenno di seguirlo. A quel punto mi decisi e mi alzai. Lo raggiunsi ed insieme entrammo in uno dei bagni e chiudemmo la porta alle nostre spalle.  Io ero eccitatissimo e subito gli misi le mani sui seni.  Anche se sapevo che non era una donna, in quel momento la voglia di fare sesso sopprimeva tutto il resto. Mi slacciai i pantaloni , presi la sua mano e cominciai a farmi massaggiare il pene e mi fece venire con la bocca.  Nel periodo successivo continuai ad andare al cinema di giorno e con le prostitute di notte.

Nella zona le edicole esponevano videocassette e giornali porno, che durante il giorno erano tenuti all’interno dei chioschi e molto più discretamente. Andavo con le prostitute e quando avevo pochi soldi con i transessuali, perché costavano di meno. Una sera mi appartai con un travestito . “Consumammo” dentro una casa diroccata ed abbandonata, poi il giorno dopo lo rividi al supermercato che faceva la spesa, poiché abitava nel mio stesso quartiere. Era struccato, sbattuto con l’aria molto stanca e un po’ di barba appena spuntata. Mi venne una nausea fortissima e trattenei a stento il vomito pensando che solo poche ore prima avevo fatto del sesso con lui. Giurai a me stesso che non sarei più andato con un trans.

Una domenica mi trovavo sull’autobus di ritorno dallo stadio. Mi trovavo proprio dietro una ragazza molto carina,straniera,doveva essere tedesca. Stavamo tutti molto stretti poiché salirono decine di persone . Io ero in piedi dietro di lei. Dopo qualche frenata dell’autista, la ragazza per ben due volte si appoggiò involontariamente col sedere sul mio davanti. All’inizio non diedi importanza all’accaduto. Era successo tutto in maniera casuale , e poi gli autisti romani sono soliti guidare a tutto gas per poi inchiodare all’ultimo momento. Ma quel giorno preso dall’eccitazione di quel periodo, aiutai il destino e cominciai ad appoggiarlo apposta sul sederino della bella straniera sfruttando le frenate dell’autista. Glielo appoggiai diverse volte tanto che mi eccitai al massimo. Lei era talmente imbarazzata che non aveva il coraggio di voltarsi. Poi quando si rese conto della mia insistenza, si spostò e scese dall’autobus. Riuscii a vederla mentre scendeva e notai che aveva il volto completamente viola. Intanto il mese di Settembre si avvicinava ,e da lì a poco avrei iniziato la scuola di cinema. Sarebbero tornati anche i miei amici dalle rispettive vacanze. Nel frattempo avevo cambiato lavoro, Mi ero stufato di fare il parcheggiatore. Così trascorsi i primi mesi autunnali senza fare niente. Continuavo a farmi spinelli e a guardare film in videocassetta. Smisi di fare sesso a pagamento, perché i soldi mi bastavano a malapena per pagare l’affitto. Ero entrato in un periodo “buio” e mi chiedevo se avessi fatto una scelta giusta decidendo di andare a vivere a Roma.

La “svolta” arrivò sotto forma di donna.

La prossima settimana il Capitolo 15

“Qualcosa di bello”